Prevenzione della demenza: parliamone!

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Prevenzione della demenza: parliamone!

Nessuna malattia è così devastante come la demenza, sia per il paziente che per la sua famiglia.

Infatti, i familiari delle persone affette da demenza sono sottoposti ad un carico fisico, psicologico ed economico enorme e di lunghissima durata e spesso affermano che farebbero qualsiasi sacrificio pur di sottrarsi ad un destino da demente.

La condizione di demenza è preceduta da un periodo più o meno lungo, spesso molto lungo, di declino cognitivo, subdolo perché difficile da percepire, ma importante per una diagnosi tempestiva e, soprattutto, per iniziare prima possibile un lavoro di prevenzione dell’ulteriore declino.

Rallentare il declino delle capacità intellettive per posticipare la demenza conclamata è importante, ma certamente ancor più importante è prevenire fin dall’inizio questo declino.

Per quanto detto, è fondamentale – per tutti e non solo per i medici – sapere se esistono e quali sono i fattori di rischio modificabili per la demenza per poter intraprendere un percorso di prevenzione efficace.

 

Fattori di rischio modificabili e prevenzione della demenza: quali sono le evidenze scientifiche più recenti?

La rivista scientifica The Lancet ha riportato I risultati dei lavori di una sua commissione che ha identificato 9 fattori di rischio modificabili per demenza; fra questi spiccano obesità, ipertensione arteriosa, fumo, eccesso di alcool nella mezza età, inattività fisica, diabete, isolamento sociale. Un intervento che incida su questi fattori ha il potenziale di prevenire il 35% dei casi di demenza, ma articoli scientifici più recenti affermano che si potrebbero prevenire fino al 50% dei casi.

In accordo con la commissione di The Lancet, la National Academy of Medicine riporta infatti che 3 classi di intervento si sono dimostrate efficaci nella prevenzione della demenza: training cognitivo, trattamento dell’ipertensione arteriosa e aumento dell’attività fisica.

Ancora The Lancet raccomanda di essere ambiziosi riguardo la prevenzione perché la modifica dei fattori di rischio ha un’influenza decadi prima dello sviluppo clinico della demenza.

Questo argomento è stato recentemente oggetto di una review (Kristine Yaffe, JAMA Intern Med. 2018; 178(2):281-282. doi: 10.1001/jamainternmed.2017.7299)

 

Come lo stile di vita influenza il cervello: un esempio

Le moderne tecniche di “neuroimaging”, fra queste la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), ci permettono di misurare il volume del cervello e delle sue parti, ad esempio la corteccia cerebrale, sede delle funzioni superiori del cervello, l’ippocampo, sede della memoria e così via. Questi strumenti ci permettono di correlare un comportamento – come
l’attività fisica – con la struttura cerebrale.

Il grafico seguente mostra come varia il volume del cervello e di alcune sue parti importanti in rapporto alla quantità di attività fisica svolta dai soggetti. Si può vedere che ad attività fisica maggiore si associa un maggiore volume dell’intero cervello (TBV, linea scura), della Materia grigia totale (linea grigia) e così via. La figura deriva da uno studio recentissimo su circa 1500 soggetti anziani (età > 65 anni) in cui è stata misurata l’attività fisica settimanale e sono stati sottoposti a RMN cerebrale (JAMA Netw Open. 2020;3(11):e2026506. doi:10.1001/jamanetworkopen.2020.26506)

In pratica cosa fare?

Come sopra detto la prevenzione della demenza nei soggetti con fattori di rischio (obesità, diabete, ipertensione, sedentarietà, inattività fisica, fumo) si effettua con la correzione degli stessi fattori di rischio, i quali a loro volta – come è noto – sono associati allo stile di vita e al metabolismo. Dunque un intervento sullo stile di vita, intensivo, supervisionato e che, idealmente, includa una componente di socializzazione, può avere un potente effetto protettivo. Più specificamente un intervento di tal genere deve portare a:

  1. Miglioramento della nutrizione, sia quantitativamente che qualitativamente per contrastare obesità, diabete, ipertensione)
  2. Aumento e qualificazione dell’attività fisica con le sue componenti: movimento (ad es. passeggiata), attività aerobica moderata (ad es. camminata), intensa (ad es. camminata veloce o corsa), esercizio per la forza, l’equilibrio e la coordinazione (da svolgere in palestra sotto stretta supervisione professionale);
  3. Incoraggiare l’abolizione del fumo previo sostegno psico-comportamentale ed ev. con ausilio farmacologico (Champix) e la moderazione dell’assunzione di alcool;
  4. Evitare l’isolamento sociale (l’esercizio in palestra svolge egregiamente questa funzione) e, se appropriato, introdurre training cognitivo.

Programmi così complessi devono essere svolti in Centri appropriati, con attrezzature e staff adeguati e con adeguata esperienza specifica, come ad esempio il Centro Medico per il Metabolismo di Scandicci. 

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